Dovete sapere che io ho detto che sn gay soltanto ( si fa per dire..) a 4 persone, tutte ragazze.
La prima a cui l'ho detto è una persona di cui ora non mi importa più molto.. abbiamo un rapoorto proprio minimo dovuto essenzialmente al fatto che siamo compagni di scuola.
La seconda persona a cui l'ho detto è stata la persona a cui ho tenuto di più in assoluto.. eravamo inseparabili.. poi a capodanno il nostro rapporto per motivi diversi ha iniziato ad incrinarsi e pian pian si è deteriorato.
La terza persona con cui mi sono confidato è mia cugina, lei è molto importante per me, però non riuscirei a parlare di tutto e a confidarmi completamente.
la quarta persona a cui l'ho detto è l'amica di mia cugina, ma specialmente con lei non ho un rapporto solido.
c'è da dire una cosa, io sono sempre la spalla su cui piangono, su cui si sfogano, sono quello che le consola, sono quello che cerca di capirle, sono quello che si fa in 4 per parlare con loro e aiutarle. c'è anche da dire che fra di loro prevale l'egoismo e nessuna si spreca a chiedermi se va tutto bene se ho voglia di confidarmi.
Io mi chiedo allora.. dovrei farglielo notare? Dovrei forse riflettere se siano veramente mie amiche o meno? Stasera mi faccio troppe domande..
Vi lascio con un passo sull'amicizia tratto dai promessi sposi di manzoni, non l0 riporto solo per fare il gasato, ma vi consiglio di leggerlo perchè è molto interessante.
Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'
amicizia; e una delle consolazioni dell'
amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi
; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d'uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai. Avrebbe però ordinariamente a stare un gran pezzo in cammino, se ognuno non avesse che due amici: quello che gli dice, e quello a cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son degli uomini privilegiati che li contano a centinaia; e quando il segreto è venuto a uno di questi uomini, i giri divengon sì rapidi e sì moltiplici, che non è più possibile di seguirne la traccia